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I conti non tornano

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imagesPer raggiungere i target di difesa del clima indicati dall’Unione europea al 2030, bisogna raddoppiare la produzione da fonti rinnovabili. A questa conclusione arrivano sia gli Stati generali della green economy a Ecomondo che l’analisi del Coordinamento Free. Occorre dunque una netta inversione di tendenza rispetto al colpo di freno che in questo settore ha contraddistinto le scelte politiche degli ultimi 4 anni: continuando alla velocità attuale non centreremo mai gli obiettivi dell’Unione.

Il dato è chiaro, ma la percezione? Il messaggio arriva smussato dall’idea che rallentare l’innovazione energetica non sia un grande danno perché i soldi veri si fanno usando i combustibili fossili per far girare il motore dell’economia. Dalla relazione introduttiva del presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile Edo Ronchi agli Stati generali della green economy emergono però alcuni dati che fanno riflettere sulle reali convenienze dal punto di vista economico.

Da una parte il retaggio di oltre un secolo di generosi investimenti in alcuni settori tradizionali non è brillante. Ad esempio, dopo aver sacrificato il trasporto su ferro e fatto arrivare l’impermeabilizzazione del suolo a livelli record (oltre il 7% del territorio nazionale), ci troviamo con un magro bilancio sul versante auto: a fronte di 10 nuove vetture immatricolate, in Italia se ne producono circa 4, in Germania 17, in Spagna 20 e in Francia 8.
Dall’altra parte la prospettiva delle industrie che puntano sull’ecoinnovazione è decisamente più brillante. Con 7-8 miliardi di investimenti pubblici annui – è la stima elaborata - se ne attiverebbero circa altri 21 privati e si genererebbe un valore di produzione pari a 74 miliardi di euro. Ottenendo 440 mila unità lavorative in media in più all’anno che, tenendo conto dell’indotto, diventerebbero oltre 660.000. Nel settore dell’eolico, precisa l’Anev, questo vuol dire passare dai 28 mila occupati di fine 2017 ai 67 mila del 2030, con un analogo incremento dei vantaggi ambientali (nel 2017 grazie al vento in Italia si è evitato il consumo di 24 milioni di barili di petrolio).


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